mercoledì 18 giugno 2014

Meglio tacere se non si sa spiegare

Non è sempre facile capirsi. Tra gli interlocutori si possono creare facili equivoci durante una conversazione, in maniera indipendente spesso dal canale. Che sia scritto o che sia orale, che sia a distanza o vis a vis non c'è un paradigma in grado di metterci al riparo dall'incomprensione.
Neppure la lunga conoscenza tra i partecipanti alla conversazione è un porto sicuro in cui ormeggiare il fragile bastimento di pensieri che vogliono essere tradotti in parole condivise.
Nascono così, tra leggerezze e afasie, le pestate di cacca più clamorose.
E bisogna stare attenti a non sentirsi sempre dalla parte del sicuro. Mai pensare che sia colpa dell'altro che si ostina a non capire (anche se a volte capita, eh). Bisogna avere le spalle grosse, come si dice, e farsi carico della responsabiltà delle proprie parole prima di puntare il dito verso l'ottusità presunta dell'altro.
Perché a volte si vuole parlare della difficile condizione delle popolazioni oppresse, dei bimbi che vivono in povertà, dei diritti dei discriminati, beandosi del proprio animo ghandiano e si finisce invece per fare la figura dei razzisti bastardi imperialisti omofobici mangiabambini.
E' un attimo, occhio.