mercoledì 9 dicembre 2015

La Visione

Le vie Visive
Il campo visivo è quella porzione di spazio che percepiamo quando portiamo su di essa il nostro sguardo. E' possibile distinguere un campo visivo centrale, inquadrato dalla fovea (la porzione centrale della retina e quella più ricca di cellule sensibili agli stimoli visivi), ed un campo visivo periferico, che viene percepito dalle porzioni della retina che circondano la fovea.

Prima di proseguire, vorrei far prendere confidenza all'eventuale lettore circa l'uso di due termini ricorrenti quando si parla di anatomia del sistema nervoso, due concetti che se acquisiti da subito ci permetteranno di proseguire poi più spediti: omolateralità e controlateralità.
  • Per omolaterale si intende una parte del corpo che è sullo stesso lato di un'altra rispetto alla linea mediana: braccio sinistro e gamba sinistra sono omolaterali.
  • Per controlaterale si intende, al contrario, una parte del corpo che è sul lato opposto della linea mediana rispetto ad un'altra: braccio sinistro e gamba destra sono controlaterali.

Questi termini apparentemente complicati in realtà fanno rifermento a semplici rapporti spaziali tra le diverse strutture anatomiche del corpo umano, anche se in genere vengono utlizzati quando due strutture poste sullo stesso lato o sul lato opposto sono "collegate" in modo funzionale.

Ma torniamo al nostro discorso principale.
L'intero campo visivo (comprensivo sia della sua parte centrale che periferica) può essere suddiviso in un emicampo destro e in un emicampo sinistro, due emicampi che vengono processati in maniera peculiare dai nostri occhi.
Perché dico peculiare? Perché il senso comune potrebbe portarci a pensare che questa suddivisione del campo visivo in destro e sinistro sia facilmente riconducibile al loro occhio omologo: l'emicampo destro processato dall'occhio destro e l'emicampo sinistro dall'occhio sinistro; oppure al loro occhio controlaterale (emicampo destro - occhio sinistro; emicampo sinistro - occhio destro). In realtà, invece, la questione è un po' più complicata di così.

Invero non è niente di incomprensibile, basta capire bene la base del ragionamento e qui mi prendo la mia parte di responsabilità nel cercare di spiegarlo nella maniera più lineare possibile.


Guardando la figura (chiedo scusa per la scarsa qualità dell'immagine, ma per non avere problemi di copyright l'ho disegnata io a mano), il campo visivo, suddiviso in emicampo destro ed emicampo sinistro, viene processato dalla retina dei due occhi sia in maniera omolaterale che controlaterale. Questo perché la retina di ciascun occhio non processa interamente una metà del campo visivo, ma più precisamente la metà temporale dell'emicampo omolaterale e la metà nasale dell'emicampo controlaterale. L'ho messa giù difficile, lo so, ma ora provo a spiegare.
Prendendo come esempio l'emicampo sinistro, la parte più esterna di esso che viene chiamata temporale (perché tesa verso il lobo temporale -quindi verso l'esterno, diciamo così-) viene processata dall'emiretina nasale dell'occhio sinistro e la parte più interna, nasale, dall'emiretina temporale dell'occhio destro.
Di conseguenza, per quanto riguarda l'emicampo destro, vale l'opposto: la sua parte temporale viene processata dall'emiretina nasale dell'occhio destro e la sua parte nasale dall'emiretina temporale dell'occhio sinistro.
Tuttavia questa rappresentazione sia omolaterale che controlaterale presente sulla retina di ciascun occhio deve risolversi prima di arrivare alla corteccia visiva nel lobo occipitale (stazione d'arrivo degli impulsi visivi che partono dalla retina), perché sappiamo che in corteccia il campo visivo è si rappresentato in maniera controlaterale, ma ogni emicampo è completo: guardando sempre la figura sopra (in basso, dove è riportata schematicamente la zona della corteccia visiva), si può notare che la "metà" destra della corteccia striata recepisce la rappresentazione dell'intero emicampo sinistro, mentre la metà sinistra recepisce quella dell'intero emicampo destro; non vi è più quindi la separazione di ogni emicampo in parte nasale e temporale.
Vediamo pertanto come procedono le vie visive e dove ha luogo questa risoluzione.
Dalla retina di ciascun occhio ha orgine il nervo ottico. Esso è il primo tratto delle vie visive e porta lo stimolo percepito dalla retina alla prima stazione che si incontra procedendo in direzione della corteccia visiva primaria: il chiasma ottico. Nel nervo ottico sono presenti fibre nervose che provengono sia dall'emiretina temporale che dall'emiretina nasale e procedono nel loro percorso fino al chiasma ottico rimanendo in qualche modo separate e distinte le une dalle altre.
l chiasma è assimilabile ad uno scambio ferroviario. Mentre alcuni treni proseguono sullo stesso binario, altri incrociano la linea mediana e attraversano dall'altra parte. Le fibre che provengono dal nervo ottico si comportano proprio in questo modo: alcune, quelle che provengono dalle emiretine temporali, proseguono mantenendo lo stesso binario; quelle che invece provengono dalle emiretine nasali incrociano la linea mediana a passano dall'altra parte. Il fascio di fibre che parte dal chiasma ottico e arriva al corpo genicolato laterale prende il nome di Tratto Ottico ed esso porta finalmente la rappresentazione completa dell'emicampo visivo controlaterale. Prendendo come esempio sempre l'emicampo sinistro, passato lo snodo "ferroviario" del chiasma si uniranno quindi le fibre che portano gli stimoli provenienti sia dalla sua parte temporale che dalla sua parte nasale, ricomponendo quindi l'emicampo sinistro per intero.

Ristabilita la continuità dei due emicampi in due fasci di fibre segregati e coerenti, la rappresentazione di ogni emicampo giunge al Corpo Genicolato Laterale del Talamo e da qui, poi, alla corteccia visiva primaria, ovvero quella parte di sostanza grigia nel lobo Occipitale detta anche corteccia striata. Qui le informazioni visive vengono elaborate e vengono rese disponibili alla nostra consapevolezza.

Ma questa è una delle due vie visive. Diciamo pure quella primaria, quella che ci permette di indentificare ciò che compare nel nostro campo visivo. Di riconoscere di cosa si stratta, che forma abbia e di che colore sia. E' quindi la via che ci permette di identificare "cosa stiamo vedendo": la via "retino-genicolo-striata" (essa parte dalla retina, passa per il corpo genicolato laterale del talamo e giunge alla corteccia striata).
Tuttavia due righe a mio giudizio vanno spese per completezza nel descrivere l'altra via, la "retino-collicolo-extrastriata". Parallelamente alle fibre che giungono ai corpi genicolati, dopo il chiasma ottico alcune di queste fibre deviano dalla direzione comune per raggiungere due strutture (una per lato) presenti nel mesencefalo: i collicoli. Questi sono due nuclei a forma di cono che, in soldoni, si occupano di determinare la posizione spaziale di uno stimolo e di aggiustare i movimenti dell'occhio per portare il nostro focus visivo su di esso, sia che questo stimolo sia immobile sia che sia in movimento. Dai collicoli, le fibre che da essi ripartono non giungono più alla corteccia striata (visiva primaria) ma alla corteccia extrastriata, una zona della sostanza grigia del lobo occipitale che completa il processamento spaziale degli stimoli visivi. Tirando le somme, se la via visiva primaria ci permette di identificare cosa stiamo vedendo, la via "retino-collicolo-extrastriata" ci permette di determinare "dove lo stiamo vedendo".

Deficit del Campo Visivo
Descritte le vie anatomiche che ci permettono di processare uno stimolo che proviene dal campo visivo, passiamo a discutere del campo visivo stesso e delle disfunzioni nel suo adeguato rilevamento a seguito di un'interruzione che può avvenire a vari livelli della via visiva primaria. 

Il Campo Visivo oltre ad essere suddiviso in emicampo destro e sinistro, viene ulteriormente suddiviso in emicampo superiore ed inferiore. Questa ulteriore distinzione ovviamente ha un suo perché funzionale ed un corrispettivo anatomico, ma tralasciamo di addentrarci ulteriormente.
Ora, dividendo il campo visivo in destro e sinistro, superiore ed inferiore, possiamo rappresentarlo come un'area percettiva suddivisa in quattro quadranti.


A seconda che una lesione o una patologia degeneri un tratto diverso delle vie visive assisteremo a deficit distinti nella percezione di uno o più parti del campo visivo.

- Scotoma
Lo scotoma è assimilabile ad una "macchia" nel campo visivo, una zona circoscritta in cui se si presenta uno stimolo esso non potrà essere percepito.


Lo scotoma può essere singolo o multiplo (come nell'esempio in figura) e può derivare da patologie che colpiscono la retina e quindi creano una zona d'ombra percettiva sulla sua superficie (degenerazioni, maculopatie, ecc...) o da patologie che colpiscono la corteccia visiva nel lobo occipitale (eventi vascolari come ictus localizzati).

- Emianopsia Eteronima
Il termine emianopsia indica un deficit che colpisce metà (emi-) del campo visivo. Ma dato che come abbiamo visto sopra, il nervo ottico non porta le informazioni relative ad in intera metà del campo visivo, una sua interruzione porterà ad un deficiti visivo riguardante la parte temporale di un emicampo e la parte nasale dell'altro. Per esempio, una lesione del nervo ottico sinistro poterà ad un deficit visivo come rappresentato nella figura sottostante.


- Emianopsia Omonima
In questo caso, al contrario dell'esempio sopra riportato, ci si riferisce alla perdita di un intero emicampo.
Questo tipo di emianopsia si verifica quando viene interrotta la via visiva dopo il ricongiungimento delle fibre in seguito allo snodo del Chiasma Ottico. In genere questo quadro di deficit si verifica a causa di eventi vascolari profondi del Lobo Temporale sotto al quale passa il tratto ottico, il fascio di fibre che copre il tratto tra il chiasma e la corteccia visiva primaria.


- Quadrantopsia
Quadrantopsia, significa perdita della capacità visiva limitatamente ad un quadrante del campo visivo. Anch'essa si verifica nella maggior parte dei casi a seguito di una lesione del tratto ottico, ma solo di una parte di questo. In pratica, anziché essere interrotte tutte le fibre che lo compongono, la lesione disattiva solo la porzione di esse che portano le informazioni percepite in un quadrante del campo visivo. In genere una lesione che da luogo a questo caso clinico è più comune che si sia verifichi quando il tratto ottico è ormai in prossimità della corteccia visiva, questo perché nel tratto finale le fibre di allargano e occupano una superficie maggiore per innervare le aree della corteccia su cui è rappresentato il campo visivo ed avendo a disposizione un'area più allargata è più che probabile che una lesione determini un deficit così selettivo.


Una, chiamiamola così, curiosità, riguarda il fatto che nella maggior parte dei casi, quando questi deficit si verificano, il soggetto non è consapevole del suo problema. Questo non è dovuto ad un danno collaterale della lesione o della patologia che l'ha colpito, ma è una funzione intrinseca ed adattiva del nostro cervello. Per essere individui in grado di interagire al meglio con il mondo che ci circonda è essenziale che lo percepiamo come uno spazio continuo, coerente, senza interruzioni. Immaginate... se dovessimo processare ogni volta, consapevolmente, una o più discontinuità su di esso, le nostre azioni richiederebbero tempo per essere ponderate e le nostre reazioni diverrebbero lente e macchinose. Ovvio che questa cosa va letta all'interno di una visione dell'uomo come animale inserito in ambiente in cui vi sono predatori ed insidie (perché la nostra fisiologia è per grande parte ancora costruita su quei settaggi ancestrali, dato che evolutivamente è davvero poco tempo che siamo "civilizzati"). Al giorno d'oggi in cui un essere umano compie azioni che per i nostri antenati non erano neanche immaginazione, come guidare un mezzo a due o quattro ruote, è probabile che tale consapevolezza di deficit potrebbe invece tornare utile, ma questa è speculazione ed ha poco senso proseguire su questa linea di ragionamento. Fatto sta, che il nostro cervello per darci questo senso di continuità è come se cucisse i due lembi dello "strappo" nel campo visivo, anche quando lo strappo è davvero considerevole come nel caso dell'emianopsia omonima (perdita di un intero emicampo). Ma tale opera di ricucitura non elimina ovviamente il deficit, può solo compensarlo al meglio delle possibilità. Per esempio nel caso di uno scotoma, il soggetto colpito potrebbe mettere in atto, inconsapevolmente, molti più movimenti di aggiustamento oculare per puntare sulla zona d'ombra le parti sane e ricettive della retina e ricostruire così percettivamente lo stimolo. Naturalmente per quanto automatiche ed adattive, queste compensazioni porteranno a tempi di reazione comunque più lunghi rispetto alla norma.

Conclusioni
Vi sono altri deficit ovviamente che riguardano le vie visive e la visione in generale (acromatopsia, allopia, atassia ottica, ecc...), ma mi fermerei qui. Un po' perché sono quelli sui cui ho più competenza, un po' perché poi il discorso diverrebbe troppo lungo e complicato. Il mio intento era quello di fornire ai lettori del blog un quadro funzionale generale delle vie visive, portando quella che è la mia parte di sapere. Spero di essere stato il meno complicato possibile e di aver dato un contributo utile alla comprensione di quale sia il substrato anatomico su cui si ragiona quando si parla di Stargardt.

P.S. Per qualsiasi osservazione o chiarimento scrivete pure un commento al post, cercherò di rispondere a tutti.

mercoledì 25 febbraio 2015

Non ci sono più le mezze stagioni

Uno dei più classici luoghi comuni. Sentito ripetere migliaia di volte, anche se per la verità sensibilmente meno da un decennio a questa parte.
Seppur luogo comune, però, probabilmente non del tutto falso. Perché in effetti molto spesso primavera ed autunno finivano per durare un mesetto neanche, per far poi subito spazio alla stagione successiva, più stabile e duratura. Così estate ed inverno si poteva dire, senza cadere nemmeno poi tanto nella faciloneria, che si fossero dilatate a vantaggio delle due mezze stagioni. Questo almeno fino a... si, appunto, un decennio fa. Su per giù.
Perché in effetti, se ad oggi volessimo utilizzare un luogo comune più appropriato, vedremmo la sitazione completamente ribaltata e verrebbe a questo punto quasi da dire che ci sono solo le mezze stagioni, fatta eccezione per il 2012.
Nel 2012 abbiamo avuto infatti un inverno freddissimo (nevone, temperatura a -10/-12 sulla riviera romagnola e la nascita di una parola fino ad allora completamente sconosciuta il blizzard: vento molto freddo e molto forte che spirava da est e che batteva continuamente le città costiere) e un'estate caldissima, con temperature sahariane in Luglio che arrivarono a segnare "robe" come i 38°C alle otto di sera.
Poi inverno ed estate del 2013, del 2014 e, per adesso, inverno del 2015, tiepidi e miti. Quasi, per l'appunto, prolungamenti del'autunno appena trascorso che sfociavano direttamente nella primavera e, con il proseguire dell'anno, della primavera quasi direttamente nell'autunno.
L'estate dell'anno scorso, poi, è stata davvero esemplare come inconsuetudine ed impalpabilità. Credo che il termometro abbia raggiunto i 30°C solo in un paio di occasioni, rimanendone invece per la maggior parte della stagione ben al di sotto. Il tutto è poi anche stato accompagnato da piogge talmente abbondanti da far dire per la prima volta, da che io sono al mondo, che in estate c'è stata un'emergenza piovosità, anziché siccità.
Prova ne è stato il danno provocato alle colture, in particolar modo l'ulivo (con un proliferare della mosca olearia mai registrato nella storia che ha dimezzato il raccolto in tutta la penisola) e della vite, e a settori strettamente legati col clima e con l'agroalimentare come l'apicoltura e la conseguente produzione di miele, e persino la produzione di sale nelle Saline di Cervia (il SalFiore "Sale dei Papi" non è più disponibile dal 2013-2014).
Si sperava in un riacutizzarsi delle stagioni centrali con l'inverno di quest'anno e invece le previsioni sono state ampiamente deluse. Doveva essere generale inverno e invece è stato forse nemmeno caporale.
Temperature sempre sopra lo 0°C e nemmeno un filo di neve. So che in altre città ha nevicato, ma vorrei precisare che non è poi così consueto sulla costa romagnola vedere inverni senza neve e con temperature così miti. Considerate che quando una perturbazione viene dalla Siberia (come avvenne nel 2012 in maniera addirittura esagerata) noi siamo in prima linea, siamo il primo fronte perturbato. Si, non è il Sestriere, ma i classici -2/-3 di media per le minime di dicembre-gennaio da noi erano la normalità. Da tre anni invece non si scende più sotto i +5/+7 (sempre di media).
Ora, non so, probabilmente anche questa sarà solo una parentesi e presto cambierà nuovamente, ma dubito si tornerà alla normalità. Credo che queste alterazioni continueranno e temo peggioreranno, mutando lentamente (ma neanche tanto) il clima da temperato a sub tropicale. I presupposti, del resto, incarnati da medie annuali sensibilmente più alte, ma da picchi più livellati, direi che ci sono tutti.
La vedo nera, insomma, ma... va', toh, per scaramanzia quest'anno monto i condizionatori in casa. Ma solo per scaramanzia, eh.

giovedì 19 febbraio 2015

Breaking News - Siena-Biotech frenata ad un passo dalla realizzazione di un farmaco contro la Còrea di Huntington

E' notizia di oggi.
La Siena-Biotech azienda che si occupa di ricerca sulle malattie neurodegenerative (come per esempio le demenze) e le malattie rare, chiude per il termine del supporto finanziario da parte del Monte dei Paschi di Siena, organo finanziario di cui Siena-Biotech era società strumentale.
Siena-Biotech nasce nel 2000, ma nel 2012 con il tracollo di MPS entra in crisi finanziaria e da quella data ad oggi, tra i ricercatori che se ne vanno di propria spontanea volontà e quelli che vengono licenziati, il numero di studiosi passa da 150 a 70. Viene inoltre dismesso il settore oncologico.

Tra i più importanti studi portati avanti dall'istituto di ricerca senese, c'era quello volto alla creazione di un farmaco che potesse finalmente contrastare la Còrea di Huntington (o Morbo di Huntington). Il farmaco era arrivato a quel punto della sperimentazione in cui necessitava del "solo" avvallo statistico, per poter essere finalmente divulgato. In pratica era già stato testato su volontari malati di Còrea (per verificare che avesse un effetto sulla malattia) e su volontari sani (per verificare che fosse tollerabile e sicuro). I risultati positivi ora andavano standardizzati su un ampio campione di pazienti con il corrispettivo gruppo di controllo, per verificare che anche i numeri dessero ragione dell'efficiacia del farmaco e che, quindi, si potesse affermare con sicurezza che i pazienti trattati dal farmaco riscontrassero miglioramenti statisticamente rilevanti rispetto al gruppo di controllo non trattato dal farmaco. Ma proprio prima di poter effettuare questo passaggio, MPS ha deciso di chiudere l'istituto per mancanza di fondi.

Ora senza entrare nello specifico della decisione di MPS che richiederebbe un'analisi di dati finanziari che io non possiedo e di cui poco mi intendo, la questione più grande a questo punto è: se MPS lascia l'istituto, lo stato non farebbe bene a sobbarcarsi la spesa per evitare di farlo chiudere e permettere ai ricercatori di portare avanti il loro lavoro? Nonostante il periodo di crisi?

Perché dobbiamo capire che non si può vivere e speculare solo sul presente. Un istituto di ricerca che è ormai prossimo ad farmaco di questa portata non può essere lasciato naufragare. Si tratta di un'eccellenza, che produce benessere per tutta la nazione. E' in gioco non solo il destino di tutti i pazienti affetti da questa terribile malattia, ma di un settore che ormai la storia ha dimostrato essere cruciale anche per l'economia di intere nazioni: la ricerca. Tutti i paesi più sviluppati del mondo, sono quelli che investono più punti percentuali del PIL sulla ricerca. Tutti i paesi in via di sviluppo caratterizzati da un crescita tanto veloce da spaventare le economie occidentali, investono percentuali del loro PIL ancora maggiori. E' una correlazione diretta! Si potrebbe dire quasi un raporto di causa-effetto. Ma noi non la capiamo sta musica e continuiamo ad affossare la nostra intelligentia.

Ma oltretutto è anche un discorso etico. Si può affossare così, con noncuranza, superficialità e miopia, uno dei passi più importanti della medicina moderna? Immaginate tutti i pazienti affetti da questo mostro e tutti i loro familiari, che ormai davano per assodato l'arrivo di una cura per il male che succhiava loro la vita, nell'arco di qualche anno e che ora vedono naufragare tutte le loro speranze.

Ma per capire bene, che cos'è la Còrea di Huntington?
E' una sindrome neurodegenerativa (per questo assimilabile al mare magnum delle demenze), di stampo genetico-ereditario che colpisce una determinata sezione del genoma umano che produce una proteina chiamata proteina huntingtina (HTT). Quando il gene che è deputato alla sua sintetizzazione è affetto dalla mutazione che poi da luogo alla malattia, viene sintetizzata una proteina huntingtina mutata (mHTT).
Tale proteina mutata andrà quindi ad interferire con il metabolismo delle cellule che normalmente ne sono usufruititrici, in particolare i neuroni che controllano la muscolatura striata (ma non solo). Per questo, anche se si accompagnano a disturbi cognitivi e psichiatrici, i sintomi più evidenti sono quelli che coinvolgono il movimento, dando luogo a contrazioni spasmodiche ed incontrollabili che possono coinvolgere tutti i segmenti del corpo (dagli arti al collo, al busto alla testa) che vengono definiti movimenti còreici (da qui il nome della malattia). Ma attenzione, non si parla di tremori o sporadiche contrazioni (già di per sé comunque drammatiche) come per il Parkinson. La Còrea infligge al paziente uno stato di continuo spasmo muscolare, violento, incontrollabile, che gli impedisce o gli rende estremamente difficile camminare, conversare, mangiare, bere... dormire. Tanto da essere definita malattia del suicidio (definita così anche dai miei professori ai tempi dell'università), perché la vita stessa per molti pazienti diventa isostenibile.

Non esiste cura, non esiste inibitore efficace per le còree. O almeno, non esistevano fino al lavoro del Siena-Biotech. Che però non è ultimato, è ad un passo dall'attuazione, dalla definizione. Non si può lasciare morire una speranza di questa portata.

lunedì 16 febbraio 2015

Brutta giornata?

Allora forse questo video potrebbe tirarti un po' su.
E' qualcosa, no?

Quell'attimo in cui un non udente ascolta per la prima volta
(scusate ma dovrete collegarvi al link, non essendo il video su youtube non compare l'anteprima qua)

venerdì 6 febbraio 2015

Tsipras, la Grecia, l'Europa e... l'Italia.

Sono circa due settimane che Tsipras ha vinto le elezioni in Grecia.
Il programma di Syriza potrebbe sembrare euroscettico, invece io la penso totalmente al contrario.
Syriza ha buttato finalmente sul banco, in maniera istituzionale, passando attraverso un voto valido e che va riconosciuto come tale (mica è un colpo di stato), che la Grecia non intende più sottomettersi ad una politica che, in questi anni in cui la Troika ha praticamente governato il paese, ha gettato il suo popolo nella disperazione e nella miseria.
Ma, e qui sta il nodo, non è solo un discorso etico, non è solo una volontà di ribellione a politiche stringenti che creano disagio sociale. E' questione di semplice logica. Non matematica, logica.
La matematica è stato l'ingrediente fondante delle politiche che l'UE ha imposto agli ellenici da quando la crisi ha colpito il paese. La matematica dice, io ti do dei soldi che usi per fare delle robe, e tu tagli le tue spese per restituirmeli. Come, dove e perché non mi interessa, basta che tagli. Questo ha portato i vari governi che si sono succeduti a dover rientrare di una certa somma ad ogni scadenza prevista, e per non sgarrare, anziché introdurre riforme strutturali che avrebbero bonificato l'intero asset in tempi ragionevolmente più lunghi (anche se altrettanto ragionevolmente lo avrebbero fatto in maniera duratura), per soddisfare la matematica dei creditori sono stati fatti tagli scriteriati, laddove si sapeva che si sarebbero potuti pescare soldi in fretta e in quantità: sanità, pubblica amministrazione, pensioni... insomma, lo stato sociale. La matematica ha quindi smontato la società greca pezzo per pezzo, riducendo la popolazione alla miseria e intruducendo un paradosso che la matematica pura non può calcolare: se io ad una nazione tolgo tutto il benessere, la sua economia non può che implodere.
La matematica può calcolare i conti, le cifre, fa freddi calcoli, magari anche molto complessi. Ma la matematica non sempre c'azzecca con l'economia. L'economia è una disciplina più sottile, che deve tenere conto di fattori che esulano le semplici operazioni di più, meno, per, diviso. L'economia non può guardare solo al far quadrare un conto nel presente. L'economia è una disciplina che tra i suoi principi fondanti ha proprio quello di dover sempre tenere lo sguardo al futuro. Io faccio una cosa perché poi ne accadrà un'altra. Io spendo e aspetto per guadagnare di più in futuro, anziché spendere ed incassare subito per guadagnarci niente. La matematica tende all'equilibrio (i più e i meno devono equipararsi), l'economia tende al disequilibrio, dove se non ho la possibilità di avere un segno più, non sto nemmeno a farla una cosa, non mi accontendo di uno 0, non mi accontento di non perdere nulla. Ma, sia chiaro, non è che l'economia non c'entri nulla con la matematica. L'economia è fatta anche di matematica. Ma non solo. L'economia è fatta in egual misura di matematica e di logica.
Ecco, nelle politiche di austerity imposte dalla Troika alla Grecia (e non solo) l'aspetto che manca è proprio quello della logica. Se io ad una macchina tolgo benzina, come posso pensare che questa farà più strada di prima?
Troppo bersaniana come metafora? Beh, fateci l'abitudine, perché secondo me Bersani è uno dei pochi politici che meritano un minimo di stima in Italia. Quindi, anzi, rilancio.
Se ad un certo punto mi accorgo che la mia auto, nell'arco di un mese, per esempio, mi fa spendere troppo in benzina, perché ha iniziato a consumare di più, probabilmente sarà per qualche guasto avvenuto ad una qualche parte del motore. A questo punto potrò agire in due modi, per ritornare a spendere in benzina quello che pendevo prima.
Il primo, matematico, è quello di mettere la stessa quantità di benzina di prima, in modo da non spendere di più e portare il mio saldo tra prima e dopo il guasto di nuovo a zero. Così, si, avrò fatto in modo di ritornare a spendere la cifra di prima e quindi a non dover superare il budget stabilito in una mensilità per il carburante. Ma così il guasto al motore rimarrà e quindi mi troverò nel paradosso in cui la macchina che continuerà a consumare più benzina di quella che il mio budget mi consente di metterci, probabilmente finirà per constringermi a rinunciare ad essa per qualche giorno ogni mese, poiché mi troverò con il serbatoio vuoto. Ma questo avrà probabilmente delle conseguenze. D'altronde se prendevo l'auto tutti i giorni sarà stato perché mi serviva, magari per andare a lavorare, quindi potrebbe essere che sarò costretto a saltare ogni mese qualche giorno di lavoro, con conseguente alleggerimento della busta paga (se non addirittura perdendo il posto). Quindi alla fine il mio budget benzina non sarà in saldo negativo, ma la mia economia generale ne avrà risentito e ne risentirà a tempo indefinito. Mi è convenuto, quindi, fermarmi al semplice calcolo matematico e ristretto a quella sola area, infischiadomene nelle conseguenze? La risposta è facile: no.
Il secondo approccio, logico, è quello di riparare il guasto al motore. In questo modo, magari, spendo un po' di più all'inizio, ma la mia economia non ne verrà intaccata perché le entrate rimarranno quelle di prima e avrò anzi abbattuto una volta per tutte l'eccessiva spesa mensile per il carburante in più, che era dovuta al guasto. Avrò quindi il tempo, economizzando su qualche altro aspetto, magari più futile, delle mie spese mensili, di rientrare della spesa fatta per la riparazione, con calma e senza compromettere nulla di fondamentale della mia economia generale. Così, non compromettendo le mie possibilità di rimanere attivo e mobile, potrò sempre continuare a tenere un occhio al futuro e magari migliorare addittura la mia condizione, diventando magari alla fine anche più ricco.
Ora traduco. In Grecia a mio avviso è stato applicato il primo principio. La Troika ha detto: "Nel vostro sistema c'è una falla, spendete più di quel che guadagnate. Quindi, fermiamo la spesa fino ad arrivare a saldo zero." Peccato che questo abbia portato allo stop anche delle entrate, perché l'economia, e quindi i consumi, sono implosi. Si è alleggerita la busta paga, per tornare all'esempio di prima, anche perché per un certo periodo i titoli di stato greci sono stati estromessi dal mercato. Quindi si, è vero che a quel punto si spendeva poco, ma si guadagnava altrettanto poco, quindi come avrebbe mai fatto la Grecia a far crescere la sua economia? Beh, la risposta è banale e... logica: non si poteva, non poteva farlo. Era in una situazione di stallo. La Troika aveva messo la Grecia in stallo. Come è possibile che un'economia riparta se la gente non ha più soldi da spendere? Perché poi la reazione è a catena: la gente non spende, le aziende non vendono, quindi vanno in crisi, magari chiudono e licenziano. Si creano così altre fasce di popolazione che esccono dal mercato dei consumi, la qual cosa quindi metterà in crisi altre aziende e così via... portando quindi a meno entrate in tasse per lo stato e mandando quindi alla fine tutto il sistema in tilt.
A poco e nulla è servito, a quel punto, consentire di nuovo alla Grecia di poter proporre sul mercato i suoi titoli di credito. Dal momento che l'economia era implosa, i Bond greci sono serviti solo per creare nuovo debito, perché il PIL era collassato. Debito che ormai è diventato insanabile. Come il nostro.
Ma a differenza dell'Italia la Grecia ha anche alla gola la lama del fondo di prestito aggiuntivo che la Troika ha concesso/imposto e che richiede ulteriori scadenze stringenti. Insomma, la Grecia è in una spirale davvero impossibile da superare e il resto dell'UE vuole solo batter cassa, affossandola sempre di più. L'atteggiamento è miope e stupisce che i grandi economisti che affollano i palazzi non se ne rendano conto.
Oltretutto i soldi che la Troika ha versato ad Atene secondo il programma di "aiuti" sono serviti quasi totalmente a ripagare i debiti con le grandi banche tedesce e francesi che detenevano la maggior parte del debito greco. In pratica, sembrerebbe che i paesi più forti dell'UE hanno salvato le proprie banche facendo passare i soldi prima da Atene, non potendoli dare direttamente agli istituti di credito (cosa non permessa, vedi Monte dei Paschi di Siena).
Quindi, al netto delle colpe greche in questa situazione, che ci sono, sia chiaro, l'atteggiamento della Troika è stato non solo crudele, ma addirittura ottuso e miope, perché ha affossato, probabilmente per sempre ed in maniera irrecuperabile, l'economia di uno stato membro.
Ma a questo punto, allora, a me viene da chiedermi: ma qual è la vera intenzione della Troika? Salvare o no la Grecia? Possibile che tutti gli economisti non si rendano conto che continuando ad applicare l'austerity per soddisfare i creditori Atene non si rialzerà mai e la stessa Unione Europea si troverà con un paese perennemente a rischio default entro i propri confini? E che tale politica in 6 anni non ha fatto altro che indebolire sempre di più i paesi in difficoltà fino a contagiare anche quelli sani (vedi Francia), facilitando proprio quel contagio che in teoria proprio l'austerity doveva scongiurare?
I fatti sono sotto gli occhi di tutti. Inoltre è innegabile che la proverbiale severità dell'UE si è facilmente trasformata in lieve rimprovero quando rivolto alla Germania e ai suoi sforamenti. Perché ci sono, bisogna ricordarselo. La Germania è un paese assai poco virtuoso in tema di rispetto dei canoni dettati dall'UE. Da diversi anni ha un surplus di esportazioni rispetto al consentito che richiederebbe una sanzione, così come lo sforamento del patto di stabilità e di ogni altra convenzione tra gli stati membri dell'UE. Ma se Italia, Spagna ed anche Francia (per non dire di Grecia e Portogallo) sono continuamente sotto la minaccia di una sanzione che sarà sicuramente applicata qualora venga sforato il famoso tetto del 3% tra debito e PIL, per la Germania e il suo surplus di esportazioni il discorso non vale. La Germania continua a fare quel che vuole per il bene della proprio economia interna, infischiandosene dei trattati e delle timide tiratine d'orecchi da parte di Bruxelles. Come mai? Cioé, non come mai se ne infischi. Come mai gli sia permesso di infischiarsene e non venga sanzionata? Perché è questo il grave. E poi, perché diavolo la Germania dovrebbe avere una tale voce in capitolo sulle situazioni degli altri paesi? Perché la Merkel dovrebbe essere un interlocutore che Tsipras (ed anche Renzi o Hollande) dovrebbe considerare al pari dell'UE? Mica la Germania è il paese capo dell'Unione Eurpoea. ... o no?
La Germania è un paese membro come qualsiasi altro. Può esprimere la sua opinione, ma non la si dovrebbe guardare come fosse un paese più importante dell'Italia, la Francia, la Spagna o la stessa Grecia. Mentre ad oggi è innegabile che quando la Merkel o Schaeuble parlano gli altri quasi si devono difendere o giustificare. La Merkel è un capo di governo come qualsiasi altro. Schaeuble è un ministro delle finanze come qualsiasi altro. ... o no?
Poi, secondo me è necessario anche parlare del ruolo della BCE. La Banca Centrale Europea da indicazioni sulla politica interna che i vari paesi devono tenere. Impone neanche tanto velatamente austerity e tagli. Alla fine determina le sorti e le scelte dei paesi membri dell'UE che, ricordiamolo, sarebbero ancora Paesi Sovrani. La BCE si comporta come un organismo fattualmente politico, mentre in realtà la BCE dovrebbe essere uno strumento in mano alla politica. Lo ha detto bene Ezio Mauro, il direttore di Repubblica, nell'editoriale on line di ieri. Il fatto è che la BCE assume i connotati di un organismo politico proprio perché manca a tutt'oggi la vera politica a cui la BCE dovrebbe fare da strumento. Si è sostituita, ha coperto un buco, una mancanza che era di competenza della politica ma che la politica ha deciso di non ricoprire. L'Unione Europea è un'unione nei fatti solo monetaria, ma non è certamente un'unione politica, né tantomeno economica. Se fosse un'unione economica e politica, infatti, non avrebbe mai strozzato uno stato membro della proria unione come è stato fatto con la Grecia. Ancorché la Grecia, non scordiamocelo, abbia le sue colpe nelle vicenda. Ma vi immaginate gli USA che, per ipotesi, trattassero uno dei proprio stati come l'UE ha fatto con la Grecia? Fa ridere solo a dirlo, no? Ma gli USA sono per l'appunto un'unione politica ed economica, l'UE no.
Molti, in casa nostra, ce l'hanno con Prodi che fu sicuramente tra i principali fautori del nostro ingresso nell'Euro. Euro che certamente si è poi rivelato un'arma a doppio taglio per un'economia fragile come la nostra (e la stessa cosa è successa con la Grecia, la Spagna, il Portogallo, l'Irlanda e infine con la Francia). Ma ricordiamoci anche che Prodi è sempre stato un sostenitore dell'unione politica ed economica, oltre che monetaria, dell'UE. Certo, a conti fatti, forse la mossa di entrare nell'Euro ad oggi ha avuto risvolti più negativi che positivi (ma ricordiamo che anche questa è un'ipotesi, perché la controprova non ce l'abbiamo e non tiriamo fuori l'Inghilterra come ne fosse la dimostrazione, perché non si può davvero paragonare la Sterlina, che è la moneta più forte del mondo -tutt'ora- con la Lira che è sempre stata una delle più deboli e svalutate), tuttavia è molto sciocco e anche qui miope, oltre che facile e questo è tipico dell'italiano medio, puntare il dito contro il più esposto, ovvero Prodi e sostenere ciecamente che fossimo ancora alla Lira staremmo meglio di adesso. Questo è uno dei ragionamenti più irritanti e pressapochisti che sento dire in continuaizone. Puoi supporlo, puoi immaginarlo, ma non puoi proprio esserne sicuro come fosse una cosa evidente. Perché stai tralasciando una serie di elementi spaventosamente importanti. Cosa sarebbe successo ad un paese come il nostro, con una moneta già molto svalutata, e che, ricordiamocelo, ha sempre importato e tutt'ora importa più di quello che esporta, trovarsi ai margini di un colosso come l'UE con una moneta propria, sproporzionatamente più valutata della Lira e con la quale non poter commerciare con un cambio alla pari? No ma, consideriamola questa cosa. Cosa vorrebbe dire convertire le Lire in Dollari per comprare petrolio, piuttosto che Euro in Dollari come facciamo ora. L'idea dell'Euro in questo senso era certamente molto buona, ma perché il giochetto funzionasse, tutta l'Europa avrebbe dovuto cominciare a ragionare come un organismo unico, non solo dettando uniche regole e prerenderne il rispetto, ma proprio come un unico paese, un unico direttivo che avrebbe dovuto rapportarsi verso i suoi paesi componenti come un governo centrale di uno stato membro farebbe con le amministrazioni regionali dei proprio distretti.
Dettare regole ma aiutare anche lo sviluppo. Non dettare regole, punire e lasciare i paesi a cavarsela da soli contro le sanzioni. Non può funzionare così. E lo stesso Prodi lo ha ribadito moltissime volte, anche quando fu presidente dell'UE. Ma allora perché non è stato fatto?
Eh, perché in realtà il meccanismo per ora funziona che chi sta bene non vuole certo mettere in comune il proprio benessere (Germania e paesi del Nord Europa), mentre chi sta male bussa alla porta di chi sta bene e gli viene risposto picche. Poi, certo, se chi sta male ha delle colpe per la situazione in cui si trova, queste non vanno scordate, ma non va nemmeno scordato che se veramente vuoi creare un organismo unico allora devi permettere a tutte le aree che compongono quell'organismo di avere una prospettiva almeno futura di benessere. Se un dito ti fa male e anziché curarlo decidi ti staccartelo via, questo avrà ripercussioni sul benessere dell'intero corpo. Poi magari il corpo sopravvive lo stesso, ma non potrà mai riavere lo stesso livello di efficienza di quando aveva tutte le sue parti integre, sane e funzionanti.
Quindi, in summa, cosa intendo dire?
Che Grecia, Italia, Spagna, Portogallo, ecc... hanno le loro colpe. Innegabile. Sacrosanto.
Vanno sanzionate, bisogna rimmetterle in riga. Perché è vero che questo è per prima cosa interesse loro. Se anche attraverso qualche brusca tirata di orecchie un paese si rimette in carreggiata, il primo ad avvantaggiarsene sarà il paese stesso e il suo popolo tutto. Ma se un paese si ritrova zoppicante, anche per colpe sue, e tu anziché aiutarlo a guarire dandogli una medicina, ancorché magari amara, lo corchi di mazzate fino a stenderlo, non puoi pensare che ne abbia a che giovarsene. Non puoi pensare che guarisca e torni magicamente a smettere di zoppicare grazie alle legnate, no? E' questione di logica.
Per questo dico che la posizione di Syriza è tutt'altro che euroscettica. Syriza dice una cosa sacrosanta: se volete che la Grecia si rimetta a posto e cominci a produrre ricchezze, per il benessere anche del resto d'Europa, dovete allentare il cappio o perirà di stenti e alla fine anche la vostra ricchezza aggiuntiva, il benessere in più che la Grecia può portare all'Europa, andrà a farsi benedire.
Questa è economia, dal mio punto di vista. Posticipare un piccolo incasso ora, per poterne avere uno più grande in futuro.

venerdì 16 gennaio 2015

Un'infarinata di funzioni cognitive -parte 3-

Durante il processo di crescita dell'individuo il SNC (Sistema Nervoso Centrale) si forma, si accresce e si perfeziona seguendo degli step più o meno fissi.
Ho pensato molto a come descrivere questo lungo ed articolato processo di sviluppo. Avrei potuto privilegiate l'aspetto più anatomico, oppure quello più spiccatamente cognitivo o ancora mantenere un parallelismo tra i due, in modo da fornire ad ogni tappa dello sviluppo strutturale del SNC il suo contraltare funzionale. Quest'ultimo era in effetti  l'approccio che mi convinceva di più dopotutto, ma se avessi voluto scendere nello specifico mi sarebbe spettato e sarebbe spettato a chi si avesse inteso prendersi la briga di leggere queste righe, un carico di lavoro non indifferente. Con il rischio che pur rimanendo per me comunque stimolante, finisse per diventare estremamente noioso per il lettore non strettamente interessato all'argomento.
Allora ho scelto di privilegiare ancora una volta l'aspetto più divulgativo, pur mantenendo l'idea del parellelismo tra l'evoluzione strutturale e funzionale. Se poi qualcuno che davvero finisse a leggere questo post necessitasse di ulteriori approfondimenti, può tranquillamente scrivermi.
Ok, partiamo.

Tutti inizia, come sappiamo, da una cellula uovo fecondata. Dopo le prime settimane in cui la cellula comincia a moltiplicarsi, inizia una lenta fase di specializzazione riguardante alcuni guppi di cellule. Tra le prime ad assumere un ruolo definito ci sono quelle che danno origine al cosiddetto tubo neurale. Una proto-struttura che si arrotola su se stessa che è la progenitrice del SNC che poi si formerà. Il tubo neurale inzia a prendere forma distaccandosi dal tessuto che darà invece poi origine all'epidermide.
E qui c'è la prima "curiosità". Se si va a spulciare tra i tomi di patologia si scoprirà facilmente che molte malattie e tumori della pelle hanno una più alta probabilità di intaccare anche il SNC rispetto a malattie e tumori che hanno un diferso trofismo (con questo termine si intende la tipicità di una malattia di intaccare un determinato substrato cellulare piuttosto che un altro). La ragione sta appunto nel fatto che epidermide e sistema nervoso hanno origine, in origine, scusate il bisticcio di parole, dallo stesso substrato cellulare.

Saltando tutte le varie fasi di sviluppo fetali, arriviamo direttamente al momento in cui il pupetto nasce e proviamo ad iniziare il nostro ragionamento con un approccio etologico. Come tutti sappiamo, un bimbo appena nato non parla, non cammina e nemmeno riesce a controllare molti muscoli posturali. Osservando ancora meglio, notiamo che anche quei movimenti che sembrano già acquisiti al momento della nascita, sono invece ancora scoordinati, un po' goffi, grossolani. Se potessimo provare direttamente ciò che lui prova in quei primi giorni ci accorgeremmo di non riuscire a localizzare perfettamente la sorgente di alcuni suoni, di vederci pochino e di non riuscire nemmeno a compiere tutti i movimenti possibili con i nostri occhi, oltre ovviamente a non comprendere quel che le altre persone dicono quando parlano. Tutto ciò ha una ragione sia periferica che centrale.
Periferica, perché alcuni muscoli per esempio non hanno la adeguata tonicità per sopportare determinati sforzi, così come alcuni organi di senso non sono ancora pronti a detenere tutti gli stimoli ambientali.
Centrale, perché anche le strutture cerebrali non sono ancora in grado di controllare funzioni complesse come la motricità fine o ricevere e decodificare tutti gli stimoli visivi ed uditivi che dall'ambiente provengono.

Da qui inizia una prima fase di tentativi di migliorìa del sistema da parte del programma di svilippo del SNC scritto nel nostro DNA. Durante questa fase le cellule che formano la cosiddetta sostanza grigia, ovvero i Neuroni, inziano a specializzarsi sempre di più secondo le varie funzionalità cerebrali. Creano tantissimi collegamenti tra loro in modo da comunicare gli uni con gli altri e formare reti sempre più complesse. In questo modo ogni neurone è in grado di inviare e ricevere stimoli dai neuroni circostanti a cui è collegato tramite delle "appendici" chiamate dentriti ed assoni.
In questa fase le connnessioni tra un neurone e l'altro aumentano a dismisura, proprio per creare il maggior numero di circuiti possibili. Ma tale sovrabbondanza non è in realtà la soluzione ottimale, poiché i segnali rischiano di venire dispersi, indeboliti oppure di entrare in contrasto tra loro proprio a causa della ridondanza delle connessioni.

Avviene quindi, in una precisa fase successiva il cosiddetto sprouting neuronale in cui la maggior parte di queste connessioni ridondanti viene abortita, così da permettere una più efficiente e veloce trasmissione del segnale, che non rischierà più di venir disperso attraverso connessioni collaterali secondarie. E' come quando si deve portare il segnale antenna alla TV. Se lo faccio passare da un unico cavo, ben isolato e magari non troppo lungo, otterrò un'immagine verosimilmente migliore piuttosto che disperdendolo attraverso molti cavi di lunghezza e percorso diversi. In questo modo la comunicazione tra i neuroni diventa sempre più efficiente ed ecco infatti comparire i primi segni di veloci miglioramenti funzionali riguardanti movimento, vista, udito e finalmente linguaggio.

Se infatti il linguaggio per diversi mesi si arena sulla cosiddetta lallazione e migliora con la comparsa delle prime paroline piuttosto lentamente, dopo lo sprouting si nota un'improvvisa accelerazione e verso i due anni si verifica la cosiddetta esplosione del vocabolario, in cui la conoscenza verbale del bambino passa da 20-50 lemmi a quasi 200 parole o più nell'arco di pochissimo tempo.

Con il verificarsi del fenomento dello sprouting neuronale il cervello umano esce ufficialmente dal periodo in cui era nella sua massima capacità plastica. Da qui in poi la plasticità tenderà a diminuire sempre più con l'avanzare dell'età, senza tuttavia mai scomparire del tutto. Termina d'altro canto anche il momento in cui l'organizzazione cerebrale è più sensibile alle perturbazioni esterne.

Quando finalmente i collegamenti neuronali si sono fatti consolidati, il cervello inizia a segregarsi e specializzarsi. Le aree cerebrali diventano sempre più efficienti nel gestire la funzione a cui sono state destinate e diventano sempre meno capaci di sottenderne altre in maniera efficace. Vi è però una precisazione da fare. Quando si parla in termini di funzioni cognitive in ambito divulgativo, ma non solo, si tende a dire, per brevità, che ognuna è localizzata in una determinata area cerebrale. In realtà è un modo riduttivo di descrivere la correlazione tra le strutture cerebrali e le relative funzioni. Perché più che di aree si dovrebbe parlare di circuiti.
L'esempio più classico è il linguaggio. Il linguaggio non è sotteso da un'unica area cerebrale ma da un circuito trasversale a più lobi cerebrali che segue un percorso che unisce due aree presenti in corteccia (area di Broca e area di Wernicke) attraverso un fascio assonale sottocorticale (il fascicolo arcuato).

Ma come detto, in questa sede si vuole mantenere un approccio il più possibile divulgativo, quindi rimaniamo sul semplice, parliamo di aree e al massimo scendiamo nei dettagli solo quando strettamente necessario.
Prima però una precisazione importante. Forse non fondamentale ai fini del discorso, ma credo invece lo sia ai fini di conoscenza personale: ogni funzione sensoriale e motoria di un lato del corpo viene sottesa da determinati circuiti presenti nell'emisfero di lato apposto. Tradotto con un esempio: la motricità e sensibilità del nostro braccio destro è sottesa dalle aree motorie e sensoriali situate nel nostro emisfero sinistro. Tutto questo è vero tranne che per il linguaggio, che ha le aree dedicate sia alla sua comprensione che alla sua produzione situate nell'emifero sinistro in circa il 90% degli individui. Vi sono poi determinate funzioni che pur non essendo sgregate ad un solo emisfero come il linguaggio, non ricevono un contributo paritario da entrambi gli emisferi, ma uno dei due è dominante, per quella funzione, sull'altro. E' l'esempio delle funzioni spaziali, sottese maggiormente dall'emisfero destro nella maggioranza degli individui. Tanto che lesioni a questo emisfero, per esempio, producono disfuzioni di attenzione spaziale più significative rispetto a lesioni sinistre,dando luogo in qualche caso a disturbi come l'Eminegligenza Spaziale Unilaterale, un deficit di attenzione spaziale dalle caratteristiche molto singolari (che però non tratterò in questa sede).

Ma arriviamo alla localizzazione delle funzioni cognitive, motorie e sensoriali nel cervello umano adulto.

"Brain diagram it" di Gray728.svg: Mysidderivative work: Taueres (talk) - Gray728.svg. Con licenza CC BY-SA 3.0 tramite Wikimedia Commons - http://commons.wikimedia.org/wiki/File:Brain_diagram_it.svg#mediaviewer/File:Brain_diagram_it.svg (Fonte: Wikipedia)
Nella figura riportata sopra viene mostrata la suddivisione del telencefalo nei suoi lobi principali: Frontale, Parietale, Temporale ed Occipitale. In realtà vi sarebbero suddivisioni ulteriori all'interno di questi quattro lobi, poiché ovviamente non un intero lobo sottende ad un'unica funzione. Senza poi contare le strutture sottocorticali, mesencefaliche e i nuclei della base. Ma ripeto, rimaniamo sul semplice e proviamo a localizzare un po' di toponimi sulla mappa.
Io proverei a farlo così...
Lobo Frontale: nella sua parte più anteriore sono localizzate funzioni estramente complesse che sottendono la capacità di pianificazione, di inibizione, alcuni aspetti dell'attenzione ed elementi che riguardano quello spettro comportamentale e delicato che chiamiamo personalità in collaborazione con altre strutture sottocorticali come l'amigdala, il giro del cingolo, ecc.. Nella sua parte laterale inferiore vi è, nell'emisfero sinistro, la pluricitata Area di Broca responsabile della produzione verbale. Nella sua parte posteriore e dorsale superiore, adiaciente al lobo Parietale, c'è la corteccia motoria primaria, che controlla la muscolatura volontaria della parte controlaterale del corpo.

Lobo Parietale: nella sua parte anteriore, adiaciente al lobo Frontale, vi è la corteccia somatosensoriale primaria, responsabile della detezione degli stimoli provenienti dalla metà controlaterale del corpo. Nella sua parte più posteriore e inferiore, vi sono invece aree che sottendono diversi aspetti dell'attenzione spaziale e delle funzioni spaziali in genere.

Lobo Temporale: E', insieme ad alcune importanti strutture sottocorticali come l'ippocampo, la sede della Memoria a Lungo Termine, sede dei nostri ricordi e magazzino semantico dei concetti attraverso i quali organizziamo e interpretiamo il mondo circostante. Per esempio il concetto a cui una parola fa riferimento, il ricordo del viso, dell'identità o del nome di una persona, che uso si fa di un determinato oggetto, ecc... sono tutti engrammi che possono essere danneggiati a seguito di una lesione temporale. Inoltre nel lobo temporale ha sede l'area sensoriale dell'udito e, nell'emisfero sinistro, la sopra citata Area di Wernicke responsabile della comprensione del linguaggio.

Lobo Occipitale: E' la sede dell'Area Visiva Primaria, ovvero delle strutture preposte all'elaborazione degli stimoli visivi che vengono inviati a partire dalla retina. In collaborazione con altre strutture adiacenti presenti nel lobo temporale e parietale, da origini a funzioni associative collegate alla visione per determinare rispettivamente che cosa stiamo vedendo (via del What: retino-genicolo-striata) e dove tale oggetto sia o si stia muovendo all'interno del nostro campo visivo (via del Where: retino-collicolo-extrastriata).

Naturalmente i lobi e le aree funzionali che li compongono sono in comunicazione, non sono compartmenti stagni. Solo in questo modo, infatti, è possibile integrare tutte le informazioni che ci pervengono dall'ambiente circostante ed elaborare una risposta che sia il più possibile efficace ed adattiva.

Bene. Direi di fermarci qui. Credo che come introduzione fondamentale sia sufficiente.